Orizzonti Culturali Italo-Romeni, gennaio 2018, anno VIII
Il 15 e 16 novembre 2017 alcuni tra i più importanti studiosi del pensiero di Emil Cioran si sono dati appuntamento presso la splendida Aula Magna della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale (sezione San Tommaso d’Aquino) per discutere da differenti angolazioni, sotto la direzione scientifica di Antonio Di Gennaro e del Prof. Pasquale Giustiniani, sul tema «Dio e il Nulla. La religiosità atea di Emil Cioran». Al centro dell’attenzione, i convulsi rapporti di Cioran con il «divino», affrontati secondo uno spettro molto ampio di punti di vista (esegetici, verrebbe da dire). In attesa dell’auspicabile pubblicazione degli Atti, il presente articolo rappresenta una sorta di diario del convegno.
La prima giornata dei lavori si apre con un breve ma sentito ricordo di Mons. Ignazio Schinella, decano della Facoltà prematuramente scomparso soltanto pochi giorni prima e sostituito, nel fare gli onori di casa, dal Preside Gaetano Castello. Prendono poi la parola, per i saluti istituzionali di rito, il filosofo rumeno Liviu-Petru Zăpirțan, ambasciatore di Romania presso la Santa Sede, il Console generale di Francia e Direttore dell’Institut Français di Napoli Jean-Paul Seytre e l’Assessore alla cultura e allo spettacolo del Comune di Napoli Nino Daniele.
La prima sessione è introdotta e presieduta da Pasquale Giustiniani, Professore di Filosofia Teoretica, della religione e bioetica della facoltà ospitante, che lascia presto spazio alla prima comunicazione curata da Aldo Masullo, Professore ordinario di filosofia morale alla Federico II di Napoli, intitolata Cioran: l’ultima solitudine (con una modifica in corsa del titolo che era in un primo tempo previsto essere La solitudine dell’unico). Masullo, utilizzando una citazione di Cioran («massacrate tutte le parole, un’unica superstite: solitudine»), lascia intendere come in Cioran la solitudine non possa essere ridotta a qualcosa di pratico ed emotivo ma vada invece letta come un elemento costitutivo, consustanziale all’uomo. Essa sarebbe, secondo Masullo, «un misterioso continente dell’animo umano» contraddistinto dalla «vissuta certezza della sua insuperabilità». L’ex-sistente, lo stante fuori, risulta così sospeso nel Nulla. Masullo propone un parallelo tra Cioran e Sartre, autore che, eufemisticamente, il romeno non amava troppo mostrando come al sartriano «l’inferno sono gli altri» faccia da contraltare la posizione cioraniana secondo cui il paradiso è l’assenza degli altri. Due immagini che si fronteggiano, l’una in qualche modo come il negativo dell’altra. Il filosofo avellinese sfiora poi Levinas quando parla di relazione senza relazione riguardo al rapporto Dio-Cioran. Dio sarebbe una specie d’impossibile ipostasi della solitudine cioraniana, il «Grande muto» come contenitore generato dal bisogno di dialogo («un dialogismo interiore in Dio» secondo Aurelien Demars). Una qualche forma di salvezza sembra dunque legata «all’ultima solitudine», un salvifico «mantenersi separati da sé (da me a me)». Secondo Masullo «Cioran intuisce che nella solitudine sta il cuore del problema della salvezza dell’uomo», l’ultima solitudine non va dunque compromessa, ossia va mantenuta nel soggetto la relazione tra sé e il suo alter essendo l’elemento dialogico immanente all’umano così come messo in luce da Platone quando afferma che «il pensiero è il dialogo dell’anima con se stessa».
A seguire era previsto l‘intervento, dal titolo Cioran et le besoin de Dieu, di Nicolas Cavaillès, curatore delle Œuvres di Cioran per la «Bibliothèque de la Pléiade» di Gallimard. Il ricercatore di Lione avrebbe probabilmente proseguito su una linea attigua a quella di Masullo considerando che nell’abstract della sua relazione si parla di Dio come di un «interlocuteur nècessaire mais silencieux ou absence parlante». Purtroppo però impegni inderogabili hanno precluso allo studioso francese la possibilità di presenziare all’evento… [+]
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